Da oramai svariate decadi il concetto di moneta elettronica esiste, ed in questo particolare contesto storico è divenuto gradualmente sempre più presente, anche in modo non più “alternativo” alla tradizionale forma di monetazione tradizionale, ma anche in qual modo “incentivato” dallo stato. Il Bancomat, nome dell’omonimo circuito di pagamento, viene anche utilizzato per le fasi di prelievoo, e diverse disposizioni come l’obbligo di munirsi di un ATM per i pagamenti ha portato addirittura a diverse forme di multa, come una da 30€ che “scatta” in un caso specifico.
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Nel corso della seconda metà del 2022 parte delle opinioni nazionali si sono piuttosto focalizzati sul concetto di obbligo di POS, che ha portato una schiera di esercenti, professionisti e cittadini privati a contestare la necessità di utilizzare da parte delle figure sopracitate un POS quando richiesto dalla clientela per i pagamenti elettronici.
Il governo Draghi ha addirittura posticipato l’ufficializzazione di questa norma che poi è divenuta ufficiale a partire dal 30 giugno 2022, e seppur con alcune piccole modifiche, è stata confermata anche dal governo Meloni.
Ciò si tradure in una necessità di disporre di un ATM per qualsiasi forma di professionista / esercente che effettua una vendita di qualsiasi bene o servizio (quindi tutti i negozi ma anche figure autonome come i tassisti, i notai, gli artigiani, ecc.).
Sono state concepite diverse forme di multe vere e proprie per chiunque si rifiuti di autorizzare un pagamento elettronico oppure se non è disposto o ancora se paventa malfunzionamenti tecnici non reali. Le multe sono due, concepite solo su segnalzione (non scattano in automatico), una è incentrata su una su base fissa di 30€, l’altra è variabile, calcolata in percentuale sulla transazione r rifiutata, pari al 4 % di ogni importo.
Quindi un pagamento rifiutato con il POS può portare nel caso di importo di 50 euro ad una multa di 30€ più il 4 % di 50 euro (pari a 2 euro).