Una valida alternativa all’agricoltura industriale, un insieme di tecniche agricole basate su princìpi ecologici che possa salvare l’uomo e l’ambiente: si tratta dell’agroecologia e permette di coltivare materie prime sicure, nel rispetto della biodiversità, della salute e delle risorse limitate del Pianeta. Se n’è parlato durante l’incontro di ieri 3 febbraio presso la Sala Salvadori della Camera dei Deputati a Roma. Durante l’incontro è stato presentato per la prima volta il libro “Agricoltura e cambiamento climatica” (Aboca Edizioni), scritto dal fisico e teorico dei sistemi Fritjof Capra: l’autore ha spiegato come l’agroecologia, che comprende sistemi come l’agricoltura biologica, biodinamica e la permacultura, si sia dimostrata negli anni più resistente al riscaldamento globale rispetto all’agricoltura industriale.
Il legame tra quest’ultima e i cambiamenti climatici – per Capra – è duplice: <<il nostro sistema agricolo – ha detto durante l’incontro- è allo stesso tempo vittima e carnefice della crisi climatica. Da un lato, le piante coltivate nelle monocolture omogenee, tipiche dell’agricoltura chimica, sono vulnerabili agli eventi climatici estremi che stanno diventano sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale; dall’altro, l’agricoltura industriale contribuisce in maniera significativa alle emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico>>. Per Fritjof Capra <<dobbiamo sostenere il futuro>>.
Al contrario, l’agroecologia non prevede l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi chimici e si basa sulla condivisione e conservazione delle sementi e diversificazione dei sistemi agricoli, con l’effetto, constatabile, di far aumentare la produttività in modo sostenibile sia sul fronte economico che sociale e ambientale. Durante l’incontro è stato ribadito più volte quanto le grandi crisi della nostra epoca, da quelle economiche e finanziarie a quelle sociosanitarie, energetiche e ambientali non possono più essere comprese né risolte singolarmente; si tratta di problemi sistemici interconnessi che richiedono soluzioni sistemiche.
La direzione della politica. Andrea Olivero, Vice Ministro per le Politiche Agricole, risponde.
Agricoltura però è anche cibo: lo dimostra la modifica del nome del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali in Ministero dell’Agroalimentare annunciata lo scorso 13 gennaio dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. I pericoli che rischiano di compromettere la produttività agricola e la biodiversità si traduce quindi in pericoli per la sicurezza alimentare globale che bisogna salvaguardare. In questa direzione si muove Andrea Olivero, Vice Ministro del MIPAAF, presente all’incontro: <<Expo Milano 2015– per Olivero – ha generato una riflessione globale sulle sfide che riguardano la sostenibilità futura del Pianeta, la qualità della vita in un mondo globalizzato e i modelli di sviluppo economico, sociale e culturale che dovranno accompagnare le trasformazioni necessarie per assicurare a tutti l’accesso a cibo sano, nutriente e sufficiente come diritto umano fondamentale>>.
<<L’agricoltura – ha continuato il Vice Ministro – è il settore maggiormente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, riveste un ruolo strategico nella lotta a questi fenomeni. Occorre quindi mettere in campo quelle condizioni perché l’attività agricola possa contribuire alle strategie di adattamento e di mitigazione dei cambiamenti climatici come l’abbattimento delle emissioni di gas serra o la tutela della biodiversità>>. L’incontro è stato anche l’occasione per discutere sulle linee guida che il nostro Paese può adottare per viaggiare in questa direzione. <<L’Italia – spiega Andrea Olivero – è convintamente rivolta verso un modello di compatibilità del sistema agricolo con l’attenzione all’ambiente. Tutte le misure, come la Pac e i Psr regionali sono rivolte alla sostenibilità>>.
Massimo Mercati, direttore generale di Aboca, azienda di prodotti naturali per la salute, ha sottolineato l’importanza fondamentale dell’agricoltura biologica: <<Riteniamo fondamentale portare all’attenzione del grande pubblico e della politica quale sia il reale impatto di un sistema agricolo rispetto a un altro e quanto sia importante prenderne consapevolezza e disporre di un tessuto normativo adeguato a sostenere politiche che possono garantirci un’alta redditività ma anche il benessere della comunità, della persona e dell’ambiente>>.
Oltre alla presentazione del libro sono stati illustrati i dati del progetto AgriColture volto a misurare la CO2 immagazzinata con i metodi di coltivazione bio. <<Le conclusioni – ha detto Fabrizio Piva, Presidente Ccpb (organismo di certificazione dei prodotti agroalimentari e “no food” ottenuti nel settore della produzione biologica) – dimostrano che l’agricoltura, se è ben praticata, può diventare un carbon sink, quindi il terreno può farsi serbatoio di carbonio e ridurre la quantità di gas serra emessa dalle stesse colture e quelle presente in atmosfera>>.
In futuro dovremo essere sempre più in grado di affrontare le implicazioni negative dei cambiamenti climatici, la progressiva scarsità delle risorse insieme all’incremento demografico (9 miliardi di persone nel 2050, secondo alcune stime). In questo contesto, l’agricoltura è chiamata a garantire cibo in quantità sufficiente e di qualità in termini nutrizionali, utilizzando con maggiore efficacia le risorse naturali e riducendo gli impatti ambientali. Un’agricoltura che sia in grado di garantire la qualità dei prodotti nel rispetto dell’ambiente circostante: produrre cibi sani senza impoverire il Pianeta e nel rispetto dell’uomo.