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La storia della lira nostrana corrisponde ad un pezzo di cultura, che anche a distanza di oramai oltre due decenni dalla “pensione”, è ancora molto forte e sentita, in modo specifico da parte dei cittadini che per forza di cose sono anagraficamente abbastanza “grandi” da avere un ricordo tutt’ora vivo della vecchia valuta. Tra le principali forme di moneta spicca ovviamente la 10 lire, comune e conosciuta in modo specifica per essere stata “protagonista” in due diffuse tipologie nel corso della seconda metà del 20° secolo.

Tuttavia non tutte le 10 lire sono quelle conosciute, in quanto anche in ambiti di molto antecedenti rispetto all’epoca repubblicana questo taglio monetario ha avuto una rilevante disposizione in particolare tra la seconda parte del 19° secolo e la prima del 20°.

Le moneta da 10 lire dell’epoca infatti presentavano un aspetto molto diverso, e quasi sempre anche una lega metallica maggiormente preziosa.

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10 lire aratrice

La 10 lire Aratrice ne è un esempio fulgido, molto diversa da tutte le altre monete di tale valore diffuse prima e dopo il contesto molto “ristretto” nella quale è stata coniata: questa moneta è infatti stata sviluppata principalmente nel 1912, quindi un contesto antecedente quello della prima guerra mondiale.

Sul dritto è presente un profilo del re Vittorio Emanuele III in uniforme militare, dall’altra parte spicca una figura umana, corrispondente a quello dell’aratrice, simbolo della forza agricola del paese, con tanto di aratro, fascio di spighe oltre alla dicitura “Regno d’Italia”, anno di conio in basso e valore nominale di 10 lire.

Emissione non comune, in quanto originariamente sarebbe dovuta essere sviluppata nel 1910, ma solo due anni dopo fu effettivamente messa a disposizione in poco meno di 7000 esemplari, oggi molto richiesti data l’importanza economica, simbolica, politica ma anche storica di questa emissione.

Un esemplare del 1912 trova una valutazione superiore al migliaio di euro anche se in condizioni non particolarmente buone, ma che se in ottimo stato può superare anche i 5000 euro in fase di vendita, fino a quasi 10 mila euro per un esemplare senza difetti.

Nel 1926 e 1927 sono state coniate anche altre monete di questo tipo, tuttavia le tirature sono state ancora più risicate, corrispondenti a poche decine esclusivamente per i numismatici, per questo motivo le monete da 10 lire di questa tipologia sono ancora più rare e ricercate: un esemplare del 1926 vale almeno 15 mila euro se in ottimo stato, uno dell’anno successivo può tranquillamente superare i 25 mila euro a parità di condizioni di conservazione.

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