Utilizzare farina scaduta: ecco le conseguenze

La farina è un elemento assolutamente indipensabile per le numerosissime applicazioni nell’ambito di quasi ogni forma di prodotto da forno, dal pane fino ai dolci, e viene ottenuta attraverso la lavorazione di svariate forme di cereali, anche se culturalmente  siam portati a percepire con il termine generico la farina di grano tenero che è considerata anche mediamente di raffinazione alta, utilizzata per la maggior parte del pane oggi come nel recente passato. Anche se oggi sono a disposizione numerose varianti di farina per i più disparati usi, come altro prodotto a scopo alimentare su ogni confezione è riportata la data di scadenza: ma cosa succede se si consuma farina scaduta?

Si tratta di un termine da non considerare come raro in quanto essendo un prodotto non “fresco”, tende a resistere  bene al processo di deterioramento piuttosto bene, a patto di conservarla come si deve.

La farina scaduta però comunque provoca alcuni effetti se consumata.

Farina scaduta: cosa succede se si usa?

In base alle direttive dell’Unione Europea è stata configurata una tipologia di prodotti specifica nella quale “ricade” anche la farina secondo il Termine Minimo di Conservazione (TMC). Questi prodotti considerati non urgentemente deperibili infatti non presentano un giorno specifico quasi sempre, ed in linea di massima la data riposta fa riferimento ad un concetto abbastanza generico definito dal “da consumarsi preferibilmente entro”.

La farina in particolare la tradizionale “bianca” può essere consumata anche diverse settimane dopo il mese di scadenza riportato, a patto di averla coonservata in modo adatto, in ambienti secchi e freschi, ma anche lontano dalla luce del sole.

In genere le farine bianche durano bene fino a 6 mesi oltre il termine di scadenza, mentre quelle meno raffinate generalmente deperiscono più facilmente (2 o 3 mesi).

Ed in linea di massima le  uniche differenze sono legate alla consistenza ed allo stato “tattile” della farina: se non presenta tracce di muffa e se non sono presenti insetti che non di rado iniziano a fare capolino in caso di farina mal conservata o scaduta (come le camole), le proprietà nutrizionali resistono e tutt’alpiù un prodotto sviluppato con farina scaduta sarà meno genuino come sapore.

Discorso diverso se la farina presenta una consistenza ed un odore inusuale: in questo caso la farina può effettivamente far riscontrare una serie di problematiche inerenti all’apparato digestivo, come areofagia, dolori di stomaco, eruttazioni e coliti.

Come suggerisce il buon senso, nella maggior parte dei casi è l’occhio oltre al naso gli “strumenti” che possono farci comprendere se un prodotto farinaceo è effettivamente ancora consumabile oppure no.

Farina scaduta

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