Beirut, continuano le proteste. Morto un poliziotto e 750 feriti

Le proteste a Beirut continuano a intensificarsi dopo l’enorme esplosione che ha sconvolto la città nei giorni scorsi, causando più di 150 morti e sfollando 250.000 persone. I cittadini responsabilizzano il governo, che viene considerato corrotto e inaffidabile. Durante gli scontri di guerriglia urbana al centro della città, ben 730 persone sono rimaste ferite e un poliziotto ha perso la vita. Numerosi ministeri sono stati occupati dai manifestanti, che hanno tentato di raggiungere il Parlamento. L’esercito è stato schierato per impedire l’avanzata del corteo, ma i dimostranti si sono riversati altrove, come al ministero degli Esteri, dove hanno rimosso e distrutto la foto del presidente Michel Aoun.

Oggi è attesa la videoconferenza dei donatori, co-organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale era stato accolto con speranza dalla popolazione nei giorni precedenti. Questo evento si contrappone ai leader attuali del governo, i quali sono oggetto di forti critiche. I manifestanti hanno assaltato anche i ministeri dell’Energia, dell’Economia e dell’Ambiente, mostrando così il loro disprezzo verso le autorità incriminate.

La situazione attuale a Beirut è estremamente tesa, con la popolazione che grida la propria frustrazione e rabbia per la gestione disastrosa del governo. La corruzione dilagante e l’incompetenza delle autorità hanno portato al disastroso incidente dell’esplosione, che ha distrutto gran parte della città e ha causato un numero incredibile di vittime. I cittadini si sentono traditi e abbandonati dallo Stato, che avrebbe dovuto assicurare la loro sicurezza e benessere.

Le proteste sono state violente e hanno portato a scontri con le forze dell’ordine. La popolazione è stanca di promesse vuote e vuole vedere azioni concrete da parte del governo. La videoconferenza dei donatori è vista come un’opportunità per ottenere aiuti e assistenza internazionale, che potrebbero essere cruciali per la ricostruzione della città distrutta. Tuttavia, i manifestanti sono scettici nei confronti del governo e temono che i fondi destinati alla ricostruzione possano essere di nuovo oggetto di corruzione e malversazione.

La presenza di Emmanuel Macron nella videoconferenza è considerata un segnale di speranza, poiché il presidente francese ha promesso di fare tutto il possibile per aiutare il Libano nella sua ricostruzione. La popolazione si aggrappa a questa promessa, sperando che possa portare a un cambiamento reale e ad un governo più responsabile. Tuttavia, la strada per la ricostruzione sarà lunga e difficile, e sarà necessario un impegno concreto da parte di tutte le parti coinvolte.

Le proteste a Beirut rappresentano un grido di disperazione e di rabbia da parte della popolazione, che ha subito enormi perdite e che si sente abbandonata. La corruzione e l’incompetenza del governo sono diventate insostenibili, e la popolazione si sta ribellando. La videoconferenza dei donatori rappresenta una speranza per il futuro del Libano, ma sarà necessario un vero cambiamento politico e una maggiore trasparenza per garantire che i fondi destinati alla ricostruzione siano utilizzati correttamente. La popolazione di Beirut merita giustizia e un governo che agisca nell’interesse del paese e dei suoi cittadini.
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